giovedì 7 marzo 2013

Il metodo educativo scout permette di offrire degli strumenti pedagogici che sono stati sperimentati in tutto il mondo e che, ovunque, si sono dimostrati efficaci per la trasmissione di valori e per la formazione di futuri cittadini responsabili, che sanno effettuare delle scelte e che sono in grado di condurre la propria vita secondo principi di rispetto reciproco, fratellanza e impegno personale. Il fine dello scautismo è quello di favorire lo sviluppo del carattere dei giovani, rendendoli capaci di acquisire progressivamente responsabilità indipendenza, oltre che lealtà e capacità di cooperare, e di imparare a guidare la propria vita. Il metodo ha l'obbiettivo di preparare ragazzi e ragazze a diventare dei buoni cittadini insegnandogli,passo dopo passo,il motto:"fare del proprio meglio per essere pronti a servire". Per dimostrarvi l'importanza educativa che questo metodo può dare vi riporto una testimonianza di una ragazza capo scout che è intervenuto in aiuto ai cittadini successivamente al terremoto in Emilia:
Sabrina Drei – Gruppo scout Lugo 1 – Zona di Imola: “Buttarsi consapevolmente, questo è il modo con cui mi sono avvicinata a questo servizio. Buttarsi, perché non sai come le tue mani e la tua testa potranno essere utili, a qualcosa serviranno!Consapevolmente, ossia cercando di adattarsi alle situazioni e alle esigenze delle persone, mettendo in secondo piano i propri bisogni e paure. La terza parola che mi viene in mente è insieme: insieme a capi che non conosci e incontri per la prima volta o che avevi già incrociato nelle attività “normali” dell’associazione, insieme anche ai capi della propria zona con i quali vivi gli eventi per ragazzi o gli incontri formativi, o, detto più banalmente, li vedi di sera…E così riscopri cosa vuol dire servire insieme, trovare delle risposte ai problemi in tempi brevi, ma anche scambiarsi le proprie conoscenze di metodo o suggerirsi attività al tavolo della mensa o nelle chiacchiere serali. E l’ultima parola che scelgo, tra le tante che mi girano in testa, è apertura: alle persone, al loro grazie mentre passi davanti alle loro tende, ai loro sorrisi o a loro volti tesi, alle loro storie, a cui ci si deve accostare senza invadenza. E senza invadenza scambiare battute o fare domande. E poi si torna a casa e si prosegue la propria pista, certa che anche questa traccia sarà un dono per i lupetti che mi attendono alle prossime vacanze di branco.” Testimonianza presa dal sito:http://www.diocesidiimola.it/2012/07/terremoto-il-racconto-degli-scout/
Scolta in servizio ad una tendopoli dell'Emilia
Foto presa da:http://maurimarzano.blogspot.it/2012/09/mirandola-odena-luglio-2012.html

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